Di Hayez si conosce soprattutto “Il Bacio”, quadro che, come molte sue opere “criptate”, dietro un’atmosfera sentimentale, ha un messaggio nascosto: il bacio appassionato in un’ambientazione medievale, allude ad un significato del tutto contemporaneo: un patriota che, la spada al fianco, sta partendo per la guerra contro gli Austriaci. Non era possibile rappresentare liberamente scene di questo tipo, così Hayez decise di “camuffare” i suoi dipinti, trasponendoli in epoche passate. Nelle due versioni ulteriori che dipinse del medesimo soggetto, esaltò con i colori degli abiti degli innamorati, la bandiera italiana e quella francese.
Le tre versioni de “Il Bacio”, da sinistra a destra: 1859, 1861, 1867.
Nella terza versione, il dipinto allude ancor più chiaramente alla celebrazione dell’alleanza tra Francia e Italia, infatti i vestiti dei personaggi ricordano i colori della bandiera italiana e di quella francese: il bianco della veste, il rosso della calzamaglia, il verde del risvolto del mantello e infine l’azzurro dell’abito della donna.
Francesco Hayez era nato a Venezia sul finire del ‘700; ventenne si trasferì a Roma dove divenne allievo di Canova. Dopo aver lavorato a Napoli e Firenze approdò a Milano dove insegnò all’Accademia di Belle Arti di Brera e dove frequentò gli ambienti intellettuali della città e conobbe Alessandro Manzoni.
E proprio a Milano, dopo l’esposizione del suo “Pietro Rossi” (ritratto mentre, viene raggiunto da un messaggero veneziano che lo invita a prendere il comando della resistenza veneziana contro le mire espansionistiche degli Scaligeri e alla presenza della moglie e delle figlie piangenti, l’eroe accetta), venne riconosciuto come rappresentante della nuova pittura romantica.
Questo quadro infatti segna la novità non tanto di stile – Hayez non rinunciò mai al suo linguaggio neoclassico – ma di scelta del soggetto “storico-medioevale” anziché “mitologico”. Un soggetto tratto dalla storia nazionale del 1300, carico di valenze politiche, civili e morali che rimandano al clima patriottico del tempo, e ai primi moti insurrezionali carbonari, sembra fatto apposta per infiammare la sensibilità ottocentesca, così come avveniva col contemporaneo “romanzo storico” che ebbe, nei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni del 1840, il massimo capolavoro.
Quest’opera gli procurò la stima di Manzoni e nuove commissioni da parte dell’aristocrazia milanese di orientamenti liberali e venne consacrato come campione della nuova pittura di storia “impegnata”.
I suoi nudi hanno un incarnato reale, di una sensualità travolgente che ha fatto scandalo e travolto i sensi. Come per “L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta” dove lei troppo svestita e muscolosa e reale per i tempi, è stata causa, per il pubblico ben pensante, di troppo turbamento.
Hayez era assai richiesto anche per il ritratto, genere nel quale l’artista raggiunse risultati altrettanto notevoli: famosissimi i suoi Cavour, Manzoni, Verdi, Rossini, tanto che, a tutt’oggi, queste figure ci sono famigliari proprio grazie ai i volti dipinti da Hayez.
Fu anche eccellente disegnatore, e incisore.
Le opere di Francesco Hayez accompagnate dalla Sinfonia n° 9 di Beethowen
Fino al 21 Febbraio 2016 le opere di Francesco Hayez saranno in mostra alle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala a Milano.
Clicca qui per scoprire gli orari e i prezzi della mostra